La storia

 
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l marchio americano Rek-O-Kut non ha mai goduto della fama dei grandi costruttori europei a puleggia tipici degli anni '50 e '60 come l'EMT, il Garrard, il Lenco o il Thorens, giradischi che ormai troneggiano nella catene di ascolto prestigiose e musicalissime degli amanti del vintage.

La Rek-O-Kut molto popolare negli Stati Uniti d’America,  ha avuto in catalogo moltissimi giradischi e si rivolgeva sia al professionale che al mercato consumer; molte radio e case discografiche utilizzavano i prodotti  professionali di questo costruttore, ricordiamo  nel professionale il B-16H a tre velocità (33/45/78 giri) con trazione a puleggia e i bracci tangenziali per produrre le lacche dei dischi. L’attività della Rek-O-Kut si rivolgeva in questo settore, anche alle relative elettroniche per la registrazione, ma i grandi numeri di  questa ditta si sviluppavano nel mercato domestico, sempre con giradischi a puleggia, come il Rondine B-12H Deluxe (33/45/78 giri)  e i popolari Jr L 34 ( 33/45 giri) e Jr L-37 ( 33/78 giri) che erano molto frequenti negli impianti audio d’oltreoceano, tra il dopoguerra  e la fine degli anni 70.  

 
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La produzione Rek-O-Kut si rivolgeva anche alla costruzione di bracci sia da 9 che da 12 pollici cito nell’ordine i bracci a bilanciamento dinamico Micropoise S220 e S260 ma anche S120 (9”) e S160 (12”) che non erano dinamici. In quest’epoca il costruttore di N.Y. aveva sviluppato un suo standard per l’attacco del porta testina che si differenzia dall’attacco EIA sviluppando shell proprietari di vario peso (implementabili con pesi dedicati).  Il marchio Rek-O-Kut , non ebbe mai diffusione in Europa per una scelta del costruttore che non affrontò la modifica ai nostri standard. La minor popolarità da noi europei, ha sviato l'interesse relegando questo valido brand nel dimenticatoio degli oggetti non più in uso, ma  quando alla fine del millennio ritornò l’attenzione ai giradischi a puleggia riscoperti per l’autorevolezza e la dinamica, molti appassionati americani tornarono a far lavorare i prodotti Rek-O-Kut.

 
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Il brand Rek-O-Kut che in passato ho già avuto modo di restaurare ed apprezzare, torna ad occupare il mio poco tempo libero con un  approccio non più filologico  ma teso all'inserimento di elementi tratti da idee e soluzioni in cui mi sono imbattuto nel mondo dei giradischi.  Negli anni bui del vinile  la romantica passione che mi accompagna dall'età di 14 anni per il giradischi e che non mi ha mai abbandonato, ha tracciato nella mia esperienza pluriennale un'ampia e profonda conoscenza per dispositivi con tipologie diverse: a cinghia, a trazione diretta e a puleggia. Passione parallela ma sempre attiva è anche lo sviluppo e il restauro di soluzioni personalizzate e con l'avvento della globalizzazione, ho avuto l'opportunità di  acquisire e restaurare prodotti che in gioventù non avrei neanche mai pensato di poter avere. Grazie all'e-commerce si è presentata l'opportunità di restaurare vecchie glorie di cui avevo sentito parlare, ma con un approccio che  facendo tesoro del poliennale bagaglio, ha permesso di migliorare progetti storici con le attuali tecnologie di lavorazione dei metalli che consentono un ulteriore sviluppo verso la qualità.

 
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Già nel 2008 mi sono occupato  su questa rivista del  restauro di un giradischi di  questo costruttore di New York e in particolare del modello Rondine Jr L34 (AudioReview n.296) dove riportavo in vita il giradischi introducendo una nuova alimentazione  che trasformava i nostri 220 volts a 50Hz in 110 volts a 60Hz, in modo di far lavorare il motore originale nel suo habitat; successivamente mi occupai dei bracci dinamici Micropoise e S260 (12’)  che feci  restaurare nei cuscinetti e modificare con l’attacco DIN, ed infine del giradischi LP 743 dove si procedette sulla stessa strada del Jr L34 ma aggiungendo una nuova alimentazione che oltre a trasformare la corrente la stabilizzava (realizzazione FIAT autotrasformatori), articolo apparso  sempre sulla nostra rivista nel settembre del 2011 (AudioReview n.325); in questi due casi l’obiettivo era di farli a lavorare qui da noi in Europa in quanto essendo costruiti per gli USA erano dotati di perno per pulegge a 60hz e alimentazione a 110 Volts. In quei progetti l'idea era incentrata su un restauro con parti originali per resuscitarli e farli suonare come se i 60 anni dalla costruzione non fossero mai trascorsi.